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Patologie non neoplastiche

Asbestos
L’asbestosi è una malattia dovuta alla cronica inalazione di grandi quantità di fibre di amianto, che provocano un’alterazione della struttura del parenchima polmonare. Tale forma, frequente nei decenni trascorsi, era legata all’inalazione di grandi quantità di fibre, ad elevati livelli di esposizione, quando negli ambienti di lavoro non venivano adottate misure di prevenzione. Oggi, fortunatamente, i casi di nuova diagnosi sono rari, così come per le altre pneumoconiosi, e non certamente legati ad esposizioni recenti.
È una pneumopatia fibrotica interstiziale cronica diffusa che colpisce entrambi i polmoni in maniera simmetrica; l’insorgenza di tale patologia viene ricondotta a un’esposizione prolungata e intensa; c’è una chiara relazione dose- risposta tra l’esposizione all’asbesto e il rischio di sviluppare asbestosi, in ragione della differente concentrazione di fibre cui i lavoratori sono esposti. In Italia, a partire dal 1992, vige il divieto per l’impiego lavorativo di asbesto (Legge 257/1992). Pertanto, sulla base della ben documentata relazione dose-risposta esistente tra esposizione ad asbesto e insorgenza di asbestosi e tenuto conto del tempo di latenza che intercorre tra l’esposizione alle fibre e la manifestazione della patologia, si può prevedere, per il prossimo futuro, un decremento dei casi di asbestosi.
Il quadro anatomo-patologico dell’asbestosi è costituito da una fibrosi polmonare diffusa, più evidente ai lobi inferiori. Dal punto di vista istologico la fibrosi consiste in una iperplasia diffusa del tessuto connettivo interstiziale che interessa i bronchioli respiratori, determinando una grave compromissione degli scambi gassosi fra l’aria inspirata e il sangue. Nel tessuto connettivo polmonare dei soggetti affetti da asbestosi, da mesotelioma e altri tumori asbesto- correlati, è frequente il riscontro di fibre e/o corpuscoli di asbesto.
Nelle forme conclamate, dal punto di vista clinico, l’asbestosi si manifesta con tosse abituale secca o produttiva, dispnea (difficoltà respiratoria), dapprima sotto sforzo e quindi anche a riposo in relazione alla ridotta capacità polmonare di scambio dei gas. Il quadro clinico può manifestarsi in assenza di segni radiologici e dolori toracici.

Pleuropatie asbesto-correlate
Comprendono tre quadri clinici principali, generalmente asintomatici e non comportano alterazioni della funzionalità respiratoria a meno che non siano molto estesi o si accompagnino a fenomeni fibrotici del parenchima polmonare. Si tratta di:
• placche pleuriche;
• ispessimenti pleurici diffusi;
• pleurite essudativa acuta e cronica.

Placche pleuriche
Sono ispessimenti circoscritti del tessuto connettivo della pleura parietale, più o meno estesi, talvolta calcificati. Costituiscono una prova tardiva (possono manifestarsi anche dopo 20 anni) dell’avvenuta esposizione all’amianto.
Diversi studi dimostrano che la presenza di placche pleuriche può essere associata ad alterazioni della funzionalità respiratoria di tipo restrittivo e a una ridotta capacità di diffusione alveolo-capillare, anche in assenza di segni radiologici di fibrosi interstiziale. Studi condotti su larga scala hanno dimostrato una riduzione di circa il 5% della capacità vitale forzata (CVF) in soggetti con placche pleuriche, in assenza di diagnosi radiologica di interstiziopatia.
Sono un reperto frequente in una popolazione professionalmente esposta (riscontrabile in un follow up di 30 anni fin nel 50% dei soggetti).
Le placche pleuriche abitualmente non compromettono la funzionalità respiratoria se non in caso di estensione notevole.

Ispessimenti pleurici diffusi
Interessano la pleura viscerale e possono determinare anche aderenze tra i due foglietti pleurici. Possono avere localizzazione sia bilaterale sia monolaterale e possono andare incontro a fenomeni di calcificazione. Rappresentano una lesione del tutto aspecifica, che si manifesta anche in conseguenza di comuni processi infiammatori.
Gli ispessimenti pleurici possono comparire già dopo 1 anno dall’esposizione all’asbesto, anche se possono intercorrere 15-20 anni perché essi siano correttamente diagnosticati. A distanza di tempo variabile da 3 a 34 anni dall’iniziale esposizione all’asbesto gli ispessimenti interessano solo il 5% dei pazienti.

Pleurite essudativa acuta e cronica
Si tratta di pleuriti essudative apparentemente idiopatiche, spesso con versamento ematico, che coinvolgono i foglietti viscerale e parietale della pleura.
La pleurite essudativa acuta può comparire a distanza di 10 o più anni dall’iniziale contatto con l’asbesto e può insorgere come patologia a sé stante ovvero essere sovrapposta alla formazione di placche pleuriche. Il versamento pleurico può essere mono o bilaterale. Soggettivamente il paziente può essere asintomatico, tanto che la pleurite può essere diagnosticata casualmente in seguito ad un esame radiografico. Un versamento pleurico a lenta evoluzione o con scarsa tendenza alla regressione può indurre il sospetto di un’evoluzione in mesotelioma, ovvero di estensione alla sierosa pleurica di una neoplasia polmonare.
La pleurite essudativa cronica è per lo più preceduta da una forma di pleurite essudativa acuta o subacuta, ma la sua frequenza è minore rispetto a quest’ultima. Con il trascorrere dei mesi e in conseguenza del sia pur incompleto riassorbimento del liquido pleurico, si possono creare le condizioni favorevoli all’instaurarsi di aderenze tra i due foglietti pleurici e all’insorgenza delle altre patologie pleuriche asbesto-correlate.


Informazione a cura dell'Urp della Sanità

ultimo aggiornamento 8 aprile 2019