Logo Regione Autonoma della Sardegna
SISTEMA SANITARIO DELLA SARDEGNA
sardegnasalute  ›  approfondimenti  ›  farmaci  ›  reazioni ai farmaci  ›  rischio e gravità delle raf

Rischio e gravità delle RAF

Il rischio e la gravità delle RAF variano in rapporto a fattori diversi, i più importanti dei quali sono:

• Tipo o classe di farmaci (particolarmente frequenti sono le RAF a chemioterapici antineoplastici, anticoagulanti, FANS, antibiotici).
• Alcune caratteristiche dei pazienti trattati: età estreme della vita; pazienti con insufficienza renale, epatica o respiratoria; ad esempio, è alto il rischio di emorragia digestiva superiore da antinfiammatori non steroidei (FANS) nei cirrotici.
• Numero di farmaci somministrati contemporaneamente: più è alto il numero, maggiore è la probabilità di interazioni potenzialmente dannose; (vedi nota 1) ad esempio, i pazienti trattati con FANS o con anticoagulanti hanno un rischio di emorragia digestiva 4 volte superiore rispetto ai non trattati; in quelli trattati con l'associazione di FANS e anticoagulanti il rischio sale a 12 (vedi nota 2).

In Italia, in attuazione di una direttiva comunitaria, le sospette RAF gravi o inattese e tutte quelle da vaccini e da farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo devono essere segnalate dai medici o da altri operatori sanitari ai responsabili della farmacovigilanza delle aziende sanitarie e da queste all'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che si collega e si integra con la banca dati europea (EUDRA). È da questo sistema che alla fine derivano le decisioni degli organi regolatori di sospendere i farmaci responsabili di RAF, o di escluderli da specifiche categorie a rischio.

Note:
1. Carbonin P, Pahor M, Bernabei R et al. "Is age an independent risk factor of adverse drug reactions in hospitalized medical patients?" J Am Geriatr Soc 1991; 39: 1093-9.
2. Shorr RI, Ray WA, Daugherty GR, Griffin MR. "Concurrent use of nonsteroidal anti-inflammatory drugs and oral anticoagulants places elderly persons at high risk for hemorrhagic peptic ulcer disease". Arch Intern Med 1993; 153: 1665-70.