SISTEMA SANITARIO DELLA SARDEGNA
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l'ebm e la ricerca delle "evidenze"
L'Ebm e la ricerca delle "evidenze"
A monte della ricerca di evidenze, la pratica deve allocare quel particolare paziente a una categoria nosografica, cioè deve fare diagnosi; a valle, deve adattare le "evidenze" valide per la categoria nosografica alle caratteristiche e ai valori del paziente individuale.
I medici possono avere bisogno di nuove informazioni dalla letteratura soprattutto per risolvere problemi clinici in aree di patologia a loro non familiari; la frequenza del bisogno varia da una nuova informazione ogni 3 pazienti a più di una per paziente. È probabile che rendendo più facile l'accesso a fonti disponibili online il progresso dell'informatica aumenti la frequenza con cui i medici ricercano le informazioni di cui hanno bisogno. La pratica dell'EBM parte da questo bisogno, e indica come soddisfarlo con "evidenze" dalla letteratura medica seguendo un percorso in cinque fasi.
1. Convertire il bisogno d’informazione (sulla diagnosi, la prognosi, la terapia, la causa, ecc.) in una domanda che consenta una risposta utile (alla quale sia possibile rispondere) del tipo: "è indicato il Warfarin in questo paziente con fibrillazione atriale?". Questa domanda è chiara e consente risposte brevi e pertinenti.
2. Ricercare le migliori evidenze, dalla letteratura cartacea e online, con cui rispondere alla domanda.
3. Valutare criticamente quelle evidenze dal punto di vista della validità (cioè approssimazione alla verità), impatto (entità dell’effetto) e applicabilità (utilità nella pratica clinica).
4. Integrare la valutazione critica con la competenza clinica e con le caratteristiche biologiche dei pazienti e le circostanze nelle quali ci troviamo a operare, tenendo in considerazione le preferenze dei malati e dei loro familiari.
5. Valutare la nostra efficacia e la nostra efficienza nel seguire le prime quattro fasi e cercare, di volta in volta, modi per migliorarle.
I medici possono avere bisogno di nuove informazioni dalla letteratura soprattutto per risolvere problemi clinici in aree di patologia a loro non familiari; la frequenza del bisogno varia da una nuova informazione ogni 3 pazienti a più di una per paziente. È probabile che rendendo più facile l'accesso a fonti disponibili online il progresso dell'informatica aumenti la frequenza con cui i medici ricercano le informazioni di cui hanno bisogno. La pratica dell'EBM parte da questo bisogno, e indica come soddisfarlo con "evidenze" dalla letteratura medica seguendo un percorso in cinque fasi.
1. Convertire il bisogno d’informazione (sulla diagnosi, la prognosi, la terapia, la causa, ecc.) in una domanda che consenta una risposta utile (alla quale sia possibile rispondere) del tipo: "è indicato il Warfarin in questo paziente con fibrillazione atriale?". Questa domanda è chiara e consente risposte brevi e pertinenti.
2. Ricercare le migliori evidenze, dalla letteratura cartacea e online, con cui rispondere alla domanda.
3. Valutare criticamente quelle evidenze dal punto di vista della validità (cioè approssimazione alla verità), impatto (entità dell’effetto) e applicabilità (utilità nella pratica clinica).
4. Integrare la valutazione critica con la competenza clinica e con le caratteristiche biologiche dei pazienti e le circostanze nelle quali ci troviamo a operare, tenendo in considerazione le preferenze dei malati e dei loro familiari.
5. Valutare la nostra efficacia e la nostra efficienza nel seguire le prime quattro fasi e cercare, di volta in volta, modi per migliorarle.