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Embrioni: sì alle analisi. Il Tar boccia la legge 40

gravidanza
CAGLIARI, 24 GENNAIO 2008 - Dopo la sentenza di Cagliari e di Firenze i giudici bocciano di nuovo la legge 40 sulla fecondazione assistita. Lo ha riferito in una nota l'agenzia di stampa Ansa. Il Tar del Lazio ha mandato all'esame della Consulta le norme ed ha annullato le linee guida nella parte che vietavano la diagnosi preimpianto. Da subito e per tutte le coppie, secondo i legali che hanno presentato il ricorso di un gruppo di associazioni (Madre Provetta, Amica Cicogna, Warm e altre) è quindi possibile la diagnosi preimpianto degli embrioni nella fecondazione assistita. Oggi l'esame è vietato e le donne rischiano di dovere abortire successivamente se l'embrione non è sano.

Le linee guida sulla legge 40 sono, secondo il tribunale amministrativo, illegittime per eccesso di potere. In particolare il giudice ha fatto riferimento alla legge, che consente una sperimentazione e una ricerca terapeutica sull' embrione, per affermare la fondatezza e la legittimità della diagnosi genetica preimpianto. La III Sezione del Tribunale Amministrativo solleva anche la questione di legittimità costituzionale dell'art. 14 commi 2 e 3 della legge 40/04, nella parte in cui prevede per il medico la possibilità di produrre un numero di embrioni non superiore a tre e l'obbligo del contemporaneo impianto. Manifestazioni di approvazione sono arrivate dal ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero e dalle associazioni che hanno promosso i ricorsi.

Il ministro della Salute Livia Turco aveva recentemente annunciato l'arrivo della revisione delle linee guida che avrebbero tenuto delle sentenze di Cagliari e Firenze, che avevano dato il via libera alla diagnosi preimpianto per due coppie portatrici di una malattia genetica. Il nuovo testo dovrebbe contenere anche il permesso di ricorrere alla fecondazione artificiale per le coppie non infertili ma portatrici di malattie infettive come Aids ed epatite C, e il via libera alla diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di malattie genetiche, come talassemia e fibrosi cistica.


Non è la prima volta che i giudici si esprimono contro la legge 40. Il 24 settembre 2007 infatti i magistrati del Tribunale di Cagliari avevano emesso una sentenza favorevole alla diagnosi preimpianto, mettendo così in discussione uno dei punti-cardine della legge sulla procreazione assistita. La sentenza disponeva, nel acso in cui i genitori fossero affetti da talassemia, che l'ospedale e il medico incaricato controllino lo stato dell'embrionee procedano all'impianto e alla gravidanza solo nel caso in cui sia sano.

Più recentemente, lo scorso 21 dicembre, il giudice del Tribunale di Firenze aveva accolto il ricorso di due coniugi di Milano (di cui la donna portatrice di esostosi) stabilendo che le linee guida che vietano la diagnosi preimpianto degli embrioni sono inapplicabili perché contro la legge stessa e contro la Costituzione. La sentenza sanciva la possibilità della diagnosi preventiva se c'è il rischio di trasmettere una grave malattia genetica e la liceità di rifiutare il numero obbligatorio di tre embrioni se una gravidanza gemellare può compromettere la salute della donna.