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La terapia farmacologica con l'insulina

L'insulina, un ormone prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche, è indispensabile per la sopravvivenza nel diabete di tipo 1 (quello che si manifesta in età infanto-giovanile). Tra i suoi compiti più importanti rientra quello di permettere l'ingresso del glucosio dentro le cellule, soprattutto muscolari, che lo utilizzano come energia: se questa azione venisse meno, perché l'insulina non viene più prodotta, il glucosio resterebbe nel sangue e l'organismo non potrebbe vivere. Ecco perché si dice che l'insulina è necessaria per la sopravvivenza.
In effetti l'insulina può diventare indispensabile anche nel diabete di tipo 2 (quello dell'adulto), quando dopo moltissimi anni di diabete, le cellule che la producono esauriscono la loro funzionalità, rendendo necessaria l'introduzione esterna dell'insulina stessa. Attualmente abbiamo a disposizione diversi tipi di insulina, ad azione rapida, rapidissima, protratta e sono tutte prodotti di sintesi, nel senso che sono fabbricate in laboratorio con l'ausilio della bioingegneria.
Le insuline disponibili ad azione pronta sono di due tipi, una cosiddetta regolare rapida ed un'altra che si definisce analogo dell'insulina ad azione rapidissima. Le insuline del primo tipo sono uguali come struttura chimica ma hanno un'azione ritardata rispetto all'insulina fisiologica: cominciano ad agire almeno 30 minuti dopo l'iniezione e l'effetto massimo dura circa 3 ore, per poi esaurirsi dopo 5-6 ore. Le insuline del secondo tipo - note come analoghi rapidi dell'insulina - hanno subìto una piccola modificazione nella composizione degli aminoacidi per cui ne è risultata un'azione rapidissima che si manifesta dopo pochi minuti e che si esaurisce nel giro di 2-3 ore. Da questo punto di vista è paragonabile all'effetto dell'insulina prodotta dal nostro organismo. Per completezza occorre citare, anche se non ancora disponibile sul mercato, un terzo tipo di insulina ad azione rapida, prodotta anche essa con tecnica di bioingegneria, che si presenta come una polvere racchiusa in bustine di stagnola da somministrare per bocca con un apposito inalatore ma che presenta alcune limitazioni.

Innanzitutto è una insulina ad azione rapida e si assume solo in occasione dei pasti (almeno 10 minuti prima) e pertanto non può eliminare la dose (o due) di insulina ritardo; non può essere usata da chi fuma. In un ex fumatore, devono trascorrere almeno sei mesi dall'ultima volta che ha fumato; l'apparato respiratorio deve essere senza alterazioni: una bronchite cronica o una broncopneumopatia cronica ostruttiva ne controindicano l'uso; può ridurre la funzionalità respiratoria; bisogna tener conto che ha una azione più lunga rispetto a quella dell'insulina ad azione rapida; non ci sono esperienze di somministrazione al di sotto dei 18 anni.

Le insuline ad azione lunga
Le insuline ad azione lunga più usate sono di due tipi, uno ad azione intermedia che agisce per 10-14 ore massimo (NPH, neutral protamine Hagedorn) e il secondo ad azione ritardata o protratta che agisce per circa 24 ore (è un analogo ritardo dell'insulina). In commercio l'insulina si trova in concentrazione di 100 unità per millilitro, in flaconcini di vetro da 10 ml da usare con le siringhe, oppure in cartucce da 3 ml da usare con le penne iniettive.
E' importante sapere come si conserva l'insulina. Bisogna leggere con attenzione la data di scadenza e la temperatura alla quale l'insulina deve essere conservata. Superata la data di scadenza, l'insulina perde gradualmente efficacia. In breve le regole da seguire:
• una volta ritirata la confezione dalla farmacia - dove viene conservata in frigorifero - bisogna di nuovo riporla in frigo tra 2° C e 8° C di temperatura, nel comparto delle verdure;
• togliere dal frigo il flacone o la cartuccia solo quando serve, e da quel momento non riporla più in frigo, ma lasciarla a temperatura ambiente in un posto lontano da fonti di calore e da esposizione diretta alla luce del sole. In tale situazione l'insulina può essere conservata per 6 settimane al massimo;
• non deve essere mai congelata;
• in viaggio conservare l'insulina di scorta in una borsa frigo; se si viaggia in aereo non lasciarla nel bagaglio che verrà caricato nella stiva dove, durante il volo, la temperatura potrebbe andare sotto zero; comunque una volta arrivati in albergo riporla in frigo.

L'insulina si somministra principalmente per via sottocutanea, ma si può anche somministrare per via inalatoria, per via intramuscolare e per via venosa (in casi particolari, solo in ambito ospedaliero). Si possono usare le tradizionali siringhe, ma da diversi anni a questa parte altri dispositivi di somministrazione stanno aiutando chi ha il diabete a gestire meglio la terapia insulinica: stiamo parlando delle penne, chiamate cosi perché assomigliano appunto ad una penna o a un pennarello. Ce ne sono del tipo ricaricabile e contengono una cartuccia di insulina che può durare, secondo il dosaggio necessario, anche una settimana, oppure pre-riempite usa e getta perché sono già caricate con una cartuccia con 300 unità di insulina. Esiste un altro modo particolare di somministrazione dell'insulina, rappresentato dal microinfusore. Per quanto riguarda le sedi dove iniettare l'insulina, l'addome è particolarmente indicato per l'insulina rapida, mentre la parte superiore esterna della coscia è la sede più opportuna per l'insulina ritardata. I dettagli è meglio siano chiariti con il personale del servizio diabetologia di riferimento.