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SISTEMA SANITARIO DELLA SARDEGNA
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Riduzione impatti dei cambiamenti climatici sulla salute

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Per “cambiamento climatico”, secondo la definizione data dalle Nazioni Unite nella Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change - UNFCCC), si intende un “cambiamento del clima, attribuibile direttamente o indirettamente all’attività umana, che altera la composizione dell’atmosfera globale e che si somma alla variabilità climatica naturale osservata nel corso di periodi di tempo confrontabili”.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute, in particolare quelli dovuti al progressivo riscaldamento del pianeta, sono da considerarsi tra i più rilevanti problemi sanitari che dovranno essere affrontati nei prossimi decenni - comportando un rilevante incremento dei decessi che riguarderanno soprattutto i soggetti più vulnerabili, con un aumento delle disuguaglianze, della marginalizzazione sociale ed economica, dei conflitti e delle migrazioni - e il Servizio Sanitario deve essere preparato in relazione al verificarsi delle possibili emergenze sanitarie associate.

Infatti, oltre agli impatti negativi sull’ambiente, sugli ecosistemi e sulla biodiversità, i cambiamenti climatici hanno un impatto sulla salute umana e possono potenzialmente vanificare decenni di progressi nella salute globale. Gli scenari legati al cambiamento climatico prevedono, difatti, l’alterazione degli equilibri degli ecosistemi con un aumento dell’intensità dei rischi per la salute correlati agli eventi meteorologici e climatici estremi (ondate di calore, periodi prolungati di siccità, forti precipitazioni con eventi alluvionali e fenomeni di dissesto idrogeologico), alla disponibilità idrica, alla sicurezza alimentare e a cambiamenti nella comparsa e diffusione di malattie di origine infettiva (trasmesse da acqua o cibo contaminati o da vettori).

Nella 21a riunione della Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi nel dicembre 2015, è stato raggiunto l’accordo globale sul clima, anche detto Accordo di Parigi, con il quale si intende perseguire l’obiettivo di mantenere il livello di riscaldamento globale (noto anche come Global Warming Level – GWL) al di sotto di 2°C, se possibile sotto gli 1,5°C, rispetto ai livelli pre-industriali per poter ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulla salute dell’uomo e degli animali.

Il sesto Rapporto di Valutazione (Assessment Report 6 – AR6) dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, elaborato con il coinvolgimento di quasi 1.000 scienziati provenienti da tutto il mondo e pubblicato nel 2023, mette chiaramente in evidenza che le attività antropiche, principalmente attraverso le emissioni di gas serra (Greenhouse gas – GHG), hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale. Ciascuno degli ultimi quattro decenni è stato successivamente più caldo di qualsiasi decennio che lo ha preceduto dal 1850 e, nel periodo 2011-2020, la temperatura registrata si è attestata al di sopra di quella relativa al periodo pre-industriale di circa 1,1°C, dunque molto vicina alla soglia stabilita con l’Accordo di Parigi.

Figura 1 - Variazione della temperatura superficiale globale [file.pdf]

Inoltre, il Rapporto AR6 dell’IPCC evidenzia che le emissioni di gas serra hanno continuato ad aumentare negli ultimi decenni. L’incremento delle concentrazioni di GHG, osservato a partire dal 1850, è inequivocabilmente causato dalle emissioni di gas serra derivanti da attività umane (prevalentemente dalla produzione di energia da combustibili fossili) e negli ultimi anni sono state raggiunte concentrazioni mai osservate in epoche precedenti.

Dagli scenari climatici futuri esaminati dall’IPCC emerge che, molto probabilmente, il mondo raggiungerà gli 1,5°C di riscaldamento nel periodo 2021–2040 (sono già stati raggiunti gli 1,1°C nell’ultimo decennio) ma, a meno di riduzioni rapide, massicce e sostenute nel tempo delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a 1,5°C sarà pressoché impossibile e maggiori saranno le emissioni di gas serra e tanto più marcato sarà l’incremento della temperatura superficiale globale rispetto al periodo pre-industriale (Figura 3).

Gli scenari valutati dall’IPCC evidenziano che per contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C sarà necessario che le emissioni globali di gas serra si riducano del 43% entro il 2030 e raggiungano nel 2050 quello che la comunità scientifica definisce come “net zero” (zero netto di emissioni), ossia la condizione di equilibrio tra la quantità di gas serra prodotta dalle attività umane e la quantità rimossa dall’atmosfera.
A questo proposito, esistono diversi strumenti e tecnologie per raggiungere lo zero netto di emissioni di gas serra. Nel settore energetico, ad esempio, tra le strategie di mitigazione vi sono il miglioramento dell'efficienza della fornitura e della distribuzione dell’energia, la transizione dal carbone al gas, la produzione di energia da fonti rinnovabili (es., solare, eolica, geoterminca, idroelettrica), la cattura e stoccaggio di CO2.

Nella 28a Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), tenutasi a Dubai dal 30 novembre al 13 dicembre 2023, è stato evidenziato che, per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, senza alcun superamento o con un superamento limitato nel tempo di tale soglia, è necessaria la riduzione delle emissioni globali di gas serra entro il limiti identificati dall’AR6 dell’IPCC (ossia del 43% entro il 2030 e con il raggiungimento dello zero netto di emissioni entro il 2050), attraverso diverse strategie di mitigazione che comprendono, tra l’altro, l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo “giusto, ordinato ed equo”, la triplicazione della capacità di energia rinnovabile a livello globale e il raddoppio della media globale del tasso annuo di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030. Inoltre, è previsto anche l’impegno ad accelerare le tecnologie “zero carbon” e “low carbon”, tra cui l’energia nucleare, l’idrogeno a basso contenuto di carbonio e la nascente cattura e stoccaggio di CO2.

Tali strategie di mitigazione, finalizzate a limitare il riscaldamento globale attraverso l’abbattimento delle emissioni di gas serra, si affiancano alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici che mirano ad aumentare la capacità di risposta (resilienza) della società di fronte agli inevitabili cambiamenti del clima e a ridurre al minimo la vulnerabilità agli impatti che comunque si verificheranno.

La Sardegna, per la sua condizione di insularità, le dimensioni, la collocazione geografica e le specificità climatiche, dispone di una propria Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SRACC), adottata con Deliberazione della Giunta Regionale n. 6/50 del 5 febbraio 2019, per governare le politiche e le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici sul territorio regionale. Nella SRACC vengono evidenziate, tra l’altro, le specificità climatiche della Sardegna e, al riguardo, gli studi mettono in evidenza come il territorio regionale, nel futuro, sarà interessato da un progressivo innalzamento delle temperature con aumento delle ondate di calore, da una generale riduzione delle precipitazioni annuali, con conseguenti periodi di siccità, e da un incremento della frequenza di precipitazioni intense, con conseguenti danni per l’ambiente e per la salute della popolazione.
Dette problematiche richiedono, pertanto, anche lo sviluppo della capacità adattiva ai cambiamenti climatici, a partire dalla conoscenza degli specifici elementi ambientali, sociali ed economici che determinano la vulnerabilità del territorio e della popolazione che vi risiede, anch’essa coinvolta nel processo adattivo pure tramite il necessario incremento di consapevolezza sugli effetti del cambiamento climatico, ottenuto attraverso l’istruzione di qualità e la sensibilizzazione del singolo cittadino su tali tematiche.

Consulta il documento completo per approfondimenti su:

 Le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici in ambito europeo, nazionale e regionale (Capitolo 2).
 Il clima della Sardegna (Capitolo 3).

Link utili per approfondimenti
- Accordo di Parigi
- Comunicazione della Commissione Europea COM(2013) 216 final “Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici”
- Comunicazione della Commissione Europea COM(2021) 82 final “Plasmare un'Europa resiliente ai cambiamenti climatici – La nuova strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici”
- IPCC. Cambiamento climatico 2021: Sintesi per tutti.
- IPCC Italia – Focal point for Italy
- Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica “Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici”.
- Regione Autonoma della Sardegna “Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”.
- SNPA. Rapporto Ambiente – SNPA Edizione 2023


Di seguito si sviluppano le tematiche per l’intervento di informazione e sensibilizzazione sulla riduzione degli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sulla salute, relativo all’anno 2024, incentrato sui rischi correlati alle ondate di calore ed ai prolungati periodi di siccità, e sulle misure necessarie per la riduzione dell’esposizione ai rischi per la salute della popolazione correlati a tali eventi:

Ondate di calore
Periodi prolungati di siccità

- Consulta il documento completo [file pdf]


Informazione a cura dell'Urp della Sanità

ultimo aggiornamento 18 giugno 2024